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Tutti i viaggi offrono delle attrattive, ma solo alcuni restano impressi nella memoria e possono essere considerati superiori alla media: fra questi rientra il viaggio in Argentina, che io e mia moglie abbiamo compiuto un po’ di tempo fa.

La Patagonia, pur essendo la zona più celebre, in realtà è un territorio monotono e arido: è una steppa dove ogni tanto si vede qualche pecora alla ricerca di qualcosa da mangiare. L’unico posto vivace è la Penìnsula Valdès, dove si trova una ricca colonia di pinguini, che gironzolano tutt’intorno ai visitatori.

La tappa successiva, che, come le altre si raggiunge in aereo a causa delle grandi distanze, è stata Ushuaia, la città più a sud del mondo, dove si visita il suggestivo parco della Terra del fuoco e, navigando nel canale di Beagle, si raggiunge il faro della “fine del mondo” (che ci ricorda la provenienza di papa Bergoglio).

Lo spettacolo più impressionante e unico si gode ai confini col Cile, ammirando il ghiacciaio Perito Moreno. Si cammina su una passerella che sta davanti al fronte del ghiacciaio, da cui di tanto in tanto si staccano blocchi di ghiaccio, che cadono fragorosamente nel Lago Argentino e, per non farsi mancare nulla, si compie una traversata in questo lago, navigando tra un iceberg e l’altro, immersi nell’azzurro di mare, cielo e ghiaccio.

La straordinaria potenza della natura si manifesta ancora una volta nell’estremo Nord dell’Argentina, ai confini col Brasile, nelle cascate di Iguazù. Oltre all’eccezionale spettacolo dell’acqua che precipita, è possibile osservare gli uccelli variopinti e la ricca vegetazione della foresta subtropicale.

Vari sono i ricordi legati a Buenos Aires: il dogsitter che porta a spasso un gruppo di cani al guinzaglio nel quartiere-bene dei grattacieli; i “tangheros” (attenzione, mettere l’accento sulla e, non sulla a) che ballano il tango non solo nell’immancabile “spettacolo tipico con annessa cena presso locale caratteristico”, ma anche in qualche angolo della strada “El Caminito”, dove le case hanno le facciate variopinte e dove sono celebrati gli eroi nazionali con delle statue. Ci saremmo aspettati che esse fosssero dedicate ad uno dei principali scrittori contemporanei, Borges, e a Piazzolla, molto eseguito nei concerti di musica classica. Al contrario gli idoli dei Portegni (così si chiamano gli abitanti di Buenos Aires) sono: Maradona, Evita Peròn (di cui si visita la tomba sempre molto frequentata) e Gardèl (un cantante di tango morto in un incidente aereo negli anni Trenta).

Siamo rimasti colpiti dalla propensione degli Argentini per le manifestazioni di protesta, non solo in Plaza de Mayo: ne abbiamo vista una dal nostro albergo a Plaza de la Republica, detta “tettazzo”, perché le manifestanti erano con le tette scoperte e protestavano contro l’arresto di una ragazza che aveva commesso il “reato” di stare in una spiaggia a seno nudo.

Il ricordo più toccante è quello di un discendente d’immigrati italiani, che ci ha raccontato con incerto italiano come stesse mettendo da parte i soldi per fare un viaggio nella terra d’origine, la Puglia: è indimenticabile l’espressione dei suoi occhi pieni di gioia e di commozione al pensiero di poter vedere la sua patria lontana.

Stefano Milotta